domenica 5 giugno 2011

Oscar Wilde " Ognuno dà un’impronta diversa alla sua vita, nessuno ha diritto di criticarla".

Rinunciare a criticare; forse impossibilità di dire la propria opinione a scapito del lavoro altrui, ma non solo. Il ben più grave problema è l'incapacità di giudizio celata in una formale astensione. Menti che anelano la propria libertà. Menti latenti che vengono riempite di immagini e idee passive da chi decide come gestire il mondo. La realtà è che ci stiamo annichilendo quando passivamente optiamo per una mancanza di giudizio.

Se volessimo arrivare all'epoché scettica ben venga: essa costituisce una sospensione del giudizio ovvero un'astensione da una determinata valutazione, qualora non risultino disponibili sufficienti elementi per formulare il giudizio stesso. questo stato mentale, particolarmente implicato nella formazione di giudizi etici e morali, è diametralmente opposto alla nozione di pre-giudizio, ovvero giudizio formulato in assenza di ragioni oggettive al quale tuttavia viene accordata la piena convinzione di validità. Laddove il pregiudizio conduce a trarre conclusioni o a formulare giudizi in assenza di un numero sufficiente di informazioni, la sospensione del giudizio impone di astenersi da simili atti fino al raggiungimento della necessaria quantità di informazione. Ma l'epoché è una scelta cognitiva che viene assunta con assoluta consapevolezza. La rinuncia alla critica invece è uno degli atteggiamenti più visibili del Kitsch. L’arte e dunque anche l'architettura, quella che proietta sul mondo i suoi valori, è letteralmente costruita dalla critica. Il detto ‘La bellezza è negli occhi di chi guarda’ dovrebbe mutare in ‘L’arte è negli occhi di chi guarda’. Siamo noi stessi a costruire l’arte, osservandola e giudicandola.

Questo slittamento tra principi psicologici ed emotivi e principi estetici è alla base del Kitsch ed è sempre vero per ogni sua manifestazione.

Se il principio dell’arte è “fa’ un buon lavoro” quello del Kitsch è “fa’ un bel lavoro”.
Tale è lo slittamento dei valori psicologici che si sovrappongono a quelli etici ed estetici, da indurre molti studiosi e critici a definire il Kitsch il “male assoluto” nell’arte. Quando a questo si affianca lo sfruttamento delle strutture formali dell'arte solo per il risparmio di tempo e danaro, allora non si tratta di una più o meno lecita fornitura di ‘panem et circensem’ per narcotizzare il pubblico, ma una vera e proprio truffa morale. Troppi casi sono quelli in cui l'industria edilizia ha approfittato di principi validissimi come quelli di "existenz minimum" di Le Corbusier o quello di Wright sulla natura dei materiali o di Loos dell'ornamento come delitto, per costruire case più scomode e piccole, con materiali meno pregiati e con aspetto squallido e senza spirito pur di ottenere un risparmio economico.
Questo non è Kitsch: questo è un crimine ai danni della società dell’Uomo...

GIUDICATE E SIATE ONESTI


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