giovedì 30 giugno 2011

come la piena di un fiume

Se pensi in termini di anni, pianta un seme;
se pensi in termini di decenni, pianta alberi;
se pensi in termini di centenni, insegna alla gente.

Confucio

mercoledì 29 giugno 2011

è NOSTRO, è VOSTRO

3 micro-spazi, un progetto che nasce come un'idea (forse un pò folle?) ma che poi cresce, matura, cambia e si migliora... e infine è "sì fatto".

venerdì 24 giugno 2011

ci guardiamo dentro. facciamo il riepilogo della giornata. un brain storming di idee, di pensieri. una rivisitazione dei momenti di apprendimento universitari. Classica scena quotidiana al Politecnico. Classica aula gremita di studenti attenti a porre le basi per una professione, per formalizzare una passione, per rendere concreto il sogno di essere architetti. tutto procede normale. da parte nostra si cerca di imparare sostanzialmente. imparare già, ma facendo propri i mezzi per esprimere se stessi. non tanto per il vano desiderio di avere un nome riconoscibile. è diverso. il fatto è che quando progettiamo indubbiamente ci esprimiamo. disegnamo ciò che siamo. ciò che capiamo, ciò che sentiamo giusto, tutte le idee che al valio del nostro io interiore si concretizzano in linee d'inchiostro su fogli bianchi. poi accade, spesso, che qualcosa scombussoli la logica seppur banale di questo pensiero. a volte le parole si uniscono a formare frasi grette, illogiche, povere se mi è concesso dirlo. parole che colpiscono e ci rimangono impresse, più di quanto ci saremmo mai aspettati. dunque professori, dunque ragionamenti che mi aspetto siano quasi trascendentali o, senza ironia, che per lo meno siano sensati. dunque parole che suonano come : "dovete seguire la moda del momento o non potrete mai competere con un panorama europeo. un pò come se vi vedessi vestiti con un saio bellissimo, ma ai giorni nostri come potrei io come tutti gli altri non giudicarvi negativamente?"
ora: non è tanto l'idea di cambiare il progetto quanto la metafora così poco intelligente che mi urta. ci si pone delle domande. non sulla professionalità, non sulla preparazione, ma nemmeno sulla cultura delle persone. io mi domando più semplicemente: che persone siamo? concetti come moda, giudizio senza consapevolezza, parole in libertà che regaliamo come esempio ai posteri come fossero oro colato. insegnateci i luoghi comuni che non ce ne sono mai abbastanza. insegnateci a copiare, ma non per imparare bensì per conformarci alle tendenze. insegnateci a non voler osare. insegnatemi a non seguire gli insegnamenti di mia madre che da piccola quando facevo una cosa perchè " la fanno tutti " era la prima a riprendermi dicendo:" assì? e se gli altri si buttano giù da un pozzo lo fai anche tu?". tutto sommatto sorrido. non si finisce mai di imparare. sia per migliorare i progetti, sia per migliorarci come persone.

domenica 19 giugno 2011

ho sempre più bisogno dell'Oltre


Il mito è il fondamento della vita, lo schema senza tempo, la formula secondo cui la vita si esprime quando fugge al di fuori dell'inconscio.
Thomas Mann

mercoledì 8 giugno 2011

BASTEREBBE LA FANTASIA DI QUALCUNO...

Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi.
E qualcuno - un padre, un amore, qualcuno - capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume - immaginarlo, inventarlo - e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio.
Questo, davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente umano.
Basterebbe la fantasia di qualcuno - un padre, un amore, qualcuno.
Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare.
Strada clemente, e bella. Una strada da qui al mare.

domenica 5 giugno 2011

il progetto vien progettando

proprio come la fame mangiando, il progetto viene pensando e ripensando, facendo e rifacendo..

Oscar Wilde " Ognuno dà un’impronta diversa alla sua vita, nessuno ha diritto di criticarla".

Rinunciare a criticare; forse impossibilità di dire la propria opinione a scapito del lavoro altrui, ma non solo. Il ben più grave problema è l'incapacità di giudizio celata in una formale astensione. Menti che anelano la propria libertà. Menti latenti che vengono riempite di immagini e idee passive da chi decide come gestire il mondo. La realtà è che ci stiamo annichilendo quando passivamente optiamo per una mancanza di giudizio.

Se volessimo arrivare all'epoché scettica ben venga: essa costituisce una sospensione del giudizio ovvero un'astensione da una determinata valutazione, qualora non risultino disponibili sufficienti elementi per formulare il giudizio stesso. questo stato mentale, particolarmente implicato nella formazione di giudizi etici e morali, è diametralmente opposto alla nozione di pre-giudizio, ovvero giudizio formulato in assenza di ragioni oggettive al quale tuttavia viene accordata la piena convinzione di validità. Laddove il pregiudizio conduce a trarre conclusioni o a formulare giudizi in assenza di un numero sufficiente di informazioni, la sospensione del giudizio impone di astenersi da simili atti fino al raggiungimento della necessaria quantità di informazione. Ma l'epoché è una scelta cognitiva che viene assunta con assoluta consapevolezza. La rinuncia alla critica invece è uno degli atteggiamenti più visibili del Kitsch. L’arte e dunque anche l'architettura, quella che proietta sul mondo i suoi valori, è letteralmente costruita dalla critica. Il detto ‘La bellezza è negli occhi di chi guarda’ dovrebbe mutare in ‘L’arte è negli occhi di chi guarda’. Siamo noi stessi a costruire l’arte, osservandola e giudicandola.

Questo slittamento tra principi psicologici ed emotivi e principi estetici è alla base del Kitsch ed è sempre vero per ogni sua manifestazione.

Se il principio dell’arte è “fa’ un buon lavoro” quello del Kitsch è “fa’ un bel lavoro”.
Tale è lo slittamento dei valori psicologici che si sovrappongono a quelli etici ed estetici, da indurre molti studiosi e critici a definire il Kitsch il “male assoluto” nell’arte. Quando a questo si affianca lo sfruttamento delle strutture formali dell'arte solo per il risparmio di tempo e danaro, allora non si tratta di una più o meno lecita fornitura di ‘panem et circensem’ per narcotizzare il pubblico, ma una vera e proprio truffa morale. Troppi casi sono quelli in cui l'industria edilizia ha approfittato di principi validissimi come quelli di "existenz minimum" di Le Corbusier o quello di Wright sulla natura dei materiali o di Loos dell'ornamento come delitto, per costruire case più scomode e piccole, con materiali meno pregiati e con aspetto squallido e senza spirito pur di ottenere un risparmio economico.
Questo non è Kitsch: questo è un crimine ai danni della società dell’Uomo...

GIUDICATE E SIATE ONESTI


venerdì 3 giugno 2011

giovedì 2 giugno 2011

FRATTURA E CONTINUITA'




[...] ero rimasta affascinata dallo spazio vitale giapponese e dalle porte scorrevoli che rifiutano di fendere lo spazio in due e scivolano dolcemente su guide invisibili. Giacchè, quando noi apriamo una porta, trasformiamo gli ambienti in modo davvero meschino. Offendiamo la loro piena estensione e a forza di proporzioni sbagliate vi introduciamo un'incauta breccia. A pensarci bene, non c'è niente di più brutto di una porta aperta. Nella stanza dove si trova, introduce una sorta di rottura, un parassitismo provinciale che spezza l'unità dello spazio. Nella stanza contigua provoca una depressione, una ferita aperta e tuttavia stupida, sperduta su un pezzo di muro che avrebbe preferito essere integro. In entrambi i casi turba i volumi, offrendo in cambio soltanto la libertà di circolare, la quale peraltro si può garantire in molto altri modi. La porta scorrevole, invece, evita gli ostacoli e glorifica lo spazio. Senza modificarne l'equilibrio, ne permette la metamorfosi. Quando si apre, due luoghi comunicano senza offendersi. Quando si chiude, ripristina l'integrità di ognuno di essi. Divisione e riunione avvengono senza ingerenze. Lì la vita è una calma passeggiata, mentre da noi è simile a una lunga serie di violazioni.


tratto da L'eleganza del riccio, Muriel Barbery

SE PUOI SOGNARLO, PUOI FARLO


trovo che ci sia qualcosa di magico in quel senso di stupore e meraviglia che alle volte ci coglie all'improvviso.
come quando ti trovi di fronte a un pendio scosceso, al centro di Milano, e ti prende la voglia irrefrenabile di tornare bambino anche tu e rotolare rotolare rotolare....
sempre più veloce, sempre più in basso, in mezzo all'erba alta e con le risate che nascono dal cuore

...

in fondo lo siamo un pò tutti, eterni Peter Pan