domenica 3 luglio 2011

Smesso di cercare il progetto salvifico, capace con la sua sola presenza di riscattare i guasti della collettività, sembra che l'architetto oggi debba essere preciso come un chirurgo e furbo come un viet-cong, risolvendo i problemi al meglio e sapendo di dover usare di volta in volta l'astuzia della ragione e quella del desiderio, per ricondurre l'architettura verso quella che è la sua natura etica profonda: fornire un servizio sociale. E non più un destino, finalmente.

Aldo Aymonino

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