giovedì 5 maggio 2011

ONDE IMPREVEDIBILI


Solo, in mezzo alla spiaggia, Bartleboom guardava. A piedi nudi, i pantaloni arrotolati in su per non bagnarli, un quadernone sotto il braccio e un cappello di lana in testa. Leggermente chinato in avanti, guardava: per terra. Studiava l'esatto punto in cui l'onda, dopo essersi rotta una decina di metri più indietro, si allungava -divenuta lago, e specchio e macchia d'olio- risalendo la delicata china della spiaggia e finalmente si arrestava- l'estremo bordo orlato da un delicato perlage -per esitare un attimo e alfine, sconfitta, tentare una elegante ritirata lasciandosi scivolare indietro, lungo la via di un ritorno apparentemente facile ma, in realtà, preda destinata alla spugnosa avidità di quella sabbia che, fin lì imbelle, improvvisamente si svegliava e, la breve corsa dell'acqua in rotta, nel nulla svaporava.
Bartleboom guardava.
Nel cerchio imperfetto del suo universo ottico la perfezione di quel moto oscillatorio formulava promesse che l'irripetibile unicità di ogni singola onda condannava a non esser mantenute. Non c'era verso di fermare quel continuo avvicendarsi di creazione e distruzione. I suoi occhi cercavano la verità indescrivibile e regolamentata di un'immagine certa e completa: e finivano, invece, per correre dietro alla mobile indeterminazione di quell'andirivieni che qualsiasi sguardo scientifico cullava e derideva.


[Ocenao Mare_Alessandro Baricco]

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